L'utilità dei limiti.

Sentirsi al sicuro:
Un bambino che domina un adulto si trova in una posizione molto inquietante. Se all’età di due o tre anni vi sentite più potenti di chi si prende cura di voi, come potrà mai proteggervi se se ne presenta la necessità?

Dal punto di vista del bambino, i limiti possono rappresentare delle restrizioni e mandarlo su tutte le furie, ma sono anche dei cancelli, che proteggono e fanno sentire al sicuro. Esistono molte buone ragioni per fissare dei limiti, oltre a quelle ovvie della salvaguardia dell’incolumità fisica, che comportano per esempio il divieto di giocare con oggetti pericolosi come le prese dell’elettricità, il fuoco, i coltelli. Le cose si complicano quando bisogna trattare, decidendo magari se lasciare che vostro figlio vi cammini accanto o se vi deve dare la mano per attraversare la strada. Poi ci sono le numerose occasioni quotidiane in cui, con mano gentile ma ferma, si devono porre dei limiti non direttamente legati all’incolumità fisica, che però aiutano il bambino ad acquisire maggiore sicurezza.

Dopo una mattinata trascorsa con un gruppo di amichetti, Amita vuole continuare a giocare anche durante il pranzo. La madre le dice: “No, adesso è ora di mangiare”. Amita si mette a strillare e pesta i piedi, rifiutandosi di mangiare.

Se le venisse permesso di mangiare senza star seduta a tavola, portandosi in giro il cibo, all’inizio probabilmente gongolerebbe per il suo trionfo; ma forse penserebbe anche che la mamma non è stata capace di tenerle testa (…). O forse penserebbe che la mamma non vuole essere seccata e cercherebbe altri modi di attirare la sua attenzione. Raramente le concessioni fatte per quieto vivere si rivelano efficaci. Se la mamma riesce a dimostrarsi ferma, aiutando Amita a superare il malumore, e se Amita alla fine mangia e gusta il cibo, entrambe ne usciranno vittoriose. Si sentiranno più unite e soddisfatte per aver superato il conflitto.

Lo stesso vale per molte altre situazioni in cui può venirsi a trovare un bambino, come l’attesa di qualcosa che desidera, o la necessità di giocare da solo per un certo periodo. Nel caso di Amita, i limiti l’aiutano anche a capire che i capricci e il rifiuto di mangiare vengono visti nel contesto più ampio del suo interesse generale. La mamma potrebbe dire: “Lo so che sei arrabbiata e vorresti fare qualcos’altro, ma adesso è ora di pranzo ed è meglio che tu mangi tranquilla. Non mi importa che tu sia furibonda e non ho intenzione di cedere, ma farò in modo che tu abbia quello che è giusto per te”. Non sono queste ovviamente le parole che la madre userebbe, ma il succo del messaggio è questo. Non è nemmeno necessario verbalizzarlo; può essere comunicato efficacemente anche con le azioni. Grazie alla fermezza della madre, Amita si sente protetta perché sa che, malgrado la sua resistenza, la mamma agisce per il suo bene. Sapere che qualcuno è disposto ad affrontare dei momento sgradevoli nel nostro interesse ci dà sicurezza.

Crescere forti

L’altro aspetto importante dei limiti è che aiutano a sviluppare le proprie risorse. Se qualcun altro fa tutto il lavoro, soddisfa ogni vostro capriccio, voi diventate più debole e sempre più incapace di sopportare la frustrazione. Il genitore che, con le migliori intenzioni, cerca di risparmiare al figlio qualsiasi sofferenza, potrebbe privarlo dell’opportunità di sviluppare degli strumenti per far fronte alle difficoltà. Ovviamente bisogna valutare cosa è tollerabile per un bambino e distinguere il bisogno dal capriccio.

I bambini interiorizzano ciò che apprendono sui limiti che voi ponete loro, ma al loro ritmo. Può capitare di vedere un bambino di due-tre anni che rovesci apposta del succo sul pavimento, dicendo: “ Brutto cattivo, non fare pasticci”. Nel suo intimo si sta svolgendo una lotta fra la parte di lui consapevole che questa cosa non va fatta, e l’altra parte, che non sa resistere! Imparare a rispettare le regole richiede tempo e un arduo lavoro, che va apprezzato.

Ogni limite fissato rappresenta anche un’occasione di crescita. L’essere costretta a mangiare, quando avrebbe preferito giocare, offre ad Amita l’opportunità di risolvere un conflitto. Se riesce, è un primo passo verso la fiducia nella propria capacità di superare le difficoltà. La fermezza con cui la mamma fa rispettare alla bimba il ritmo che regola le diverse attività la aiuta a capire che le cose hanno una struttura, che gli eventi hanno un inizio, uno svolgimento e una fine.
Questo le servirà per superare i momenti difficili, ma l’esperienza le tornerà utile anche nei momenti di svago.

Il bambino che vuole attenzione, o un certo giocattolo, o desidera svolgere un’attività, e deve aspettare o rinunciare, impara anche ad essere flessibile e paziente, a cercare delle alternative, a essere creativo, tutte qualità utili nella vita. Un bambino che deve giocare da solo perché la mamma è occupata può esplorare l’ambiente che lo circonda, trovare una scatola e costruirci un gioco, trasformandola in un castello, in un letto o in una navicella spaziale. Ricorrerà all’immaginazione per procurarsi la compagnia che desidera. Un bambino più piccolo userà la scatola per fare rumore, la rigirerà in tutti i modi, se la metterà in testa; come un piccolo scienziato, scoprirà tutto delle sue proprietà. La frustrazione stimola il bambino a fare uso delle proprie risorse, purché naturalmente il “no” sia ragionevole e non generi disperazione

Tratto da: Asha Phillips - I no che aiutano a crescere